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Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra 1866-74

In appendice: Le elezioni politiche del 1865 e il malgoverno in Sicilia, di Giovanni Raffaele


Torino, Einaudi, 1954, Biblioteca di cultura storica, 51
cm 21.5x15, pp. 676-(6), 12 illustrazioni in b/n fuori testo, brossura, sovracoperta illustrata, acetato
Unica edizione. Minimi difetti nel bordo della sovracoperta, altrimenti ottima copia, a fogli chiusi >>>

€ 50
INDICE

Premessa    p. 9

Introduzione
I. Dai Borboni ai Savoia    19
II. Le luogotenenze    33
III. La politica dei poteri straordinari e delle dittature militari    51

Lotte politiche in Sicilia
sotto il governo della Destra (1866-74)
I. La rivolta del settembre 1866    105
II. L’esame di coscienza della classe dirigente. Nuovi errori e nuove illegalità    151
III. Le opposizioni si rafforzano e si organizzano    198
IV. Gli inizi della prefettura Medici    227
V. «Rossi» e «neri» stringono il cerchio. L’arresto di Mazzini a Palermo e la presa di Roma    272
VI. L’urto tra autorità politica e magistratura. L’incriminazione del questore Albanese    347
VII. Lavori pubblici e condizioni materiali    418
VIII. Repubblicani e clericali dal 1871 al 1873. Nascita e sviluppo dell'Internazionale    452
IX. La prefettura Rasponi, gli aggravati problemi della sicurezza pubblica e la sconfitta dei moderati    547

Conclusione    612

Appendice. Le elezioni politiche del 1865 e il malgoverno in Sicilia di Giovanni Raffaele    633

Indice dei nomi    661
Dopo l’opera di Rosario Romeo sul Risorgimento in Sicilia, che giunge fino all’unificazione, e quella di Salvatore Francesco Romano, Momenti del Risorgimento in Sicilia, che esamina la rivoluzione contadina del 1860 in rapporto all’impresa garibaldina, era vivamente sentita l’esigenza di un’opera che affrontasse la storia politica siciliana nel quadro dello Stato unitario.

Ad essa risponde il presente volume, frutto di approfondite ricerche archivistiche e di ampio esame delle fonti a stampa. Il compito dell’Autore è stato reso possibile dal fatto che l’Archivio di Stato di Palermo gode, per il periodo prescelto, di una posizione di privilegio: esso è infatti l’unico che conservi integralmente e in relativo ordine le carte dei gabinetti di questura e di prefettura, fonte tanto preziosa quanto rara che è stata integrata mediante ricerche negli altri Archivi di Stato delle città siciliane e in quello centrale di Roma. L’opera prende le mosse dal 1866: nel settembre di quell’anno Palermo cadde per sette giorni in balia di un moto popolare che sottrasse la capitale siciliana al controllo delle forze governative; fu in quel momento che per la prima volta s’impose all’attenzione della classe dirigente italiana l’esistenza di un problema siciliano entro il quadro della questione meridionale. Quel po’ di letteratura storiografica che esiste sulla Sicilia dopo l’Unità, si arresta al moto del ’66 e riprende dai provvedimenti straordinari di P.S. approvati nel 1875: in mezzo, si può dire, il deserto. A sua volta il 1874, con le elezioni politiche generali e la definitiva ecatombe dei candidati governativi, che preannuncia la caduta della Destra, segna un punto di arrivo e offre la possibilità di un primo bilancio della politica dei moderati. Ciò spiega i limiti cronologici stabiliti all’opera dall’Autore, il quale però ha sentito il bisogno di premettere un’ampia introduzione che abbraccia gli anni 1860-66. Particolarmente illustrati ne risultano i criteri con i quali il governo dei moderati resse la Sicilia, e la formazione e lo sviluppo di una crescente opposizione, che si articola in un’ala di destra e una di sinistra, i «neri» e i «rossi», come venivano comunemente chiamati. L’aver distorto il naturale confluire delle rivendicazioni sociali della popolazione isolana nel sentimento patriottico, l’aver spezzato quella coincidenza che aveva creato il miracolo del ’48 e poi quello anche maggiore del ’60, appare all’Autore come il più grave torto della classe dirigente moderata nella sua politica verso la Sicilia. Ma l’Autore stesso avverte che non tanto di «torto» è giusto parlare, quanto piuttosto di necessario perseguimento di fini politici: infatti, se le classi inferiori facevano coincidere con il riscatto nazionale il rinnovamento sociale, le classi egemoni, invece, vere artefici del Risorgimento e dell’Unità, tendevano a un allargamento del mercato nel quadro del vecchio equilibrio sociale. In Sicilia, poi, la politica repressiva seguita per adeguarsi a tale programma, non interessa soltanto quel «popolo» che è l’obbiettivo finale di una si cruda per quanto coerente operazione, ma coinvolge tutta la gamma delle categorie sociali, rendendo anche più complessa e diffìcile da decifrare la dialettica delle lotte politico-sociali.

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